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126° Pellegrinaggio a Tindari

 

Eccoci qua puntuali, pronti per il 126° Pellegrinaggio Maria SS. del Tindari Misserio - Artale che avverrà dal il 26 al il 29 Maggio pv.

Vi informo che la galleria fotografica Tindari 2016 sarà arricchita di foto lungo tutta la durata del pellegrinaggio come l'anno scorso, quindi rimanete collegati per seguire il cammino dei pellegrini!
Da questánno potete trovarci anche su  cercandoci con il nickname @misserioit.
Potete trovare il link con il programma scaricabile in formato PDF nella pagina Informazioni Generali del Pellegrinaggio.

Vorrei introdurre questo nuovo Pellegrinaggio citando uno scritto di Patrizia Triolo, nostra compaesana, composto nel 2003 al ritorno del pellegrinaggio:

 

            PELLEGRINAGGIO MISSERIO-ARTALE TINDARI 2003

                                         Cronaca di un viaggio

L’inizio dell’anno solare segna la stessa data per tutto il mondo occidentale: tutti
festeggiano il Capodanno la notte tra il 31 dicembre ed il 1° gennaio, tutti tranne i
“misserioti” per i quali l’anno inizia l’ultimo giovedì di maggio quando ci si ritrova
felici, sognanti, pieni di speranza, nella piccola Piazza o meglio “’nto ghianu a
Cresia” (nel piazzale della Chiesa) per intraprendere quel viaggio, quell’unico
viaggio che val la pena fare, quel viaggio che da solo, dà un profondo significato alla
vita religiosa, un senso alla banalità del quotidiano. Quel viaggio che è per noi una
promessa di conquista di “ un posto in prima fila ” davanti alla Madre, la Mamma di
tutti. Santi e peccatori, bianchi e neri, ricchi e poveri, davanti ai Suoi occhi tutti siamo
uguali e tutti importanti.

Quest’anno l’attesa è stata più lunga del solito: il giorno tanto atteso, a causa del
elezioni amministrative, slitta dal 22 al 29 maggio. Se mai ci fosse stato un dubbio,
adesso ne siamo sicuri: Lassù qualcuno ci ama e ci protegge perché il 22 maggio si è
abbattuto sulla nostra zona, un forte temporale, con fulmini che sarebbero potuti
diventare pericolosi. Grazie alle elezioni tutto viene rimandato di una settimana, e
allora eccoci di nuovo, anzi no, manca qualcuno, per la verità tanti “sfortunati” che
quest’anno hanno seguito questo evento con il pensiero, con le preghiere e, perché
no, anche con una punta di invidia verso quei fortunati che anche quest’anno hanno
avuto questa grande opportunità.

Tante facce solite ma anche tante “nuove” come il caso di Teresa Scandurra, “sorella
Teresa”, che ha trovato notizie del nostro Pellegrinaggio grazie alla tecnologia così
strettamente legata adesso alla vita quotidiana: INTERNET che arriva in tutto il
Mondo ha permesso a questa siciliana emigrata in Virginia, di conoscere questo
evento e lei non ha voluto mancare a questo appuntamento così particolare, così
emozionante. Chissà cosa ha provato nel vedere quei sentieri così stretti, così tortuosi,
lei che, da oltre 40 anni, è abituata a vedere gli spazi immensi delle grandi autostrade.

Quanti pensieri avrà portato con sé nel viaggio di ritorno, quante emozioni ha cercato
di racchiudere nel rullino della macchina fotografica o nel nastro della sua
videocamera sempre accesa, sempre in funzione.

La Chiesa, la piccola Chiesa di San Vito, sarà chiusa per tutto l’anno per motivi di
ristrutturazione e il punto di ritrovo è stato trasferito in una sala, messa a disposizione
dalla Signora Amelia Casablanca. Dio è in terra, in cielo ed in ogni luogo, così ci
hanno insegnato fin dai tempi del Catechismo, ma quella stanza è davvero troppo
piccola per contenere i pellegrini, e allora tutti aspettano fuori sui gradini, tutti pronti
all’invocazione trascinante ; “TUTTI IN ARMONIA NON NI SCUDDAMU U NOMI
DI MARIA
” " VIVA LA GRAN SIGNURA MARIA ”.

Ci siamo, si parte finalmente, tutto sembra uguale tutto invece si rinnova
annualmente. Un’emozione nuova, per qualcuno, mai dimenticata per qualche altro,
che si ritrova oggi, dopo 30 anni di lontananza forzata, a rivivere questi momenti
intensi.

Il suono delle campane ci accompagna, festoso come sempre, fino alla fine del Paese.
E così, ancora una volta, si ripercorrono, quelle strade, quei viottoli. Tutti insieme,
tutti in gruppo raccolti dietro lo Stendardo, quest’anno non ci sono pellegrini scalzi,
quindi la carovana prosegue compatta fino al ritrovo di “ Firricchiu Qui, accolti dal
canto delle cicale e dei grilli, ci disponiamo per la cena e poi: “Forza a dicemunni u
Rusariu”. Quel Rosario antico recitato in dialetto che tanto ha emozionato anche
Padre Gregorio, il Rettore del Santuario del Tindari, il quale ci ha invitato a recitarlo
insieme in Chiesa domenica mattina prima della Messa che celebra per salutarci
prima della partenza dalla Casa della Madre.

Che atmosfera surreale quel giovedì sera, ai buio quando anche le zanzare rimangono
in silenzio ad ascoltare.

Poi ci si riposa solo un paio d’ore perché alle 2 si riparte per la parte più irta di tutto il
viaggio, più difficoltosa ma anche più trascinante perché quel sentiero stretto e pieno
di insidie, ci porta su, in alto, tutti in fila indiana, tutti a formare una catena umana. I
posti sono gli stessi: “le tre Icone”, dove ci si ferma per il primo saluto verso il
Santuario, poi “Piana dei Margi “ , quindi il primo paese Bafia, dove ci aspetta Padre
Felipe che, da qualche anno, ci apre le porte della Chiesa, quelle della Canonica e
anche quelle del suo cuore. La gente si affaccia ai balconi: “Ma di quale
pellegrinaggio fate parte? “ - “ Misserio “ - “ Ah quello famoso! ”,

Altri pellegrinaggi fanno lo stesso percorso ma forse si sente che nel nostro c’è
qualcosa di diverso.

La strada corre sotto i piedi, siamo già nel torrente di Rodi Milici dove ci si ferma,
per la prima volta, a mangiare in un giardino che i membri della Commissione hanno
scovato per permetterci di sdraiarci e riposare sull’erba qualche ora prima di
riprendere il cammino. Ecco il rullo del tamburo che chiama tutti all’appello ... le
gambe pesanti, il fiato corto. - No - si pensa - stavolta non ce la faccio, mi fermo.
Poi qualcuno ti trascina: - Dai, forza, ormai il più è fatto.

E allora si riparte un passo dopo l’altro, 1 Km, 2 . , . ecco Mazzarà, e dopo ancora
Falcone, ecco l’ultimo bar adesso ci aspettano le ultime, faticose ed interminabili
curve. Le gambe a questo punto vanno automaticamente, sembra non si abbia la forza
neanche per respirare poi qualcuno timidamente accenna l’inizio del Rosario e allora
non si può resistere: “ Quantu grazi chi vulemu annamu alla Vergini chi l’avemu . . .
“ e già, è dalla Vergine che bisogna andare, a Lei bisogna rivolgerci, chi se non la
nostra Mamma Celeste può ascoltare le nostre suppliche?

Eccoci pronti a fare le ultime due curve, la piccola Banda dà l’attacco e le parole
escono da sole: “ O Madre del Tindari sei bruna ma bella.. . Evviva Maria e Chi La
creò".
Qualcuno si avvicina, qualcuno che ci ha visto dalla sua finestra e che per essere
presente ha rinunciato ad altri impegni. E’ Padre Gregorio e con lui Gesù in Croce,
non c’è bisogno di fermarci, non sono necessarie le parole, il corteo continua
la sua marcia. Non si riesce più a resistere, nella mente un unico comune pensiero:
rivedere quel Volto d’ambra dorato. La Banda tace, l’ultima invocazione: “ Tutti
cuntenti e felici ghiamamu a Maria Liberatrici “ “ Viva la Gran Signura Maria ”,

le porte si spalancano, in fila, in silenzio, in preghiera ci accostiamo ai piedi
dell’altare.. In ginocchio, un saluto, un bacio deposto sul marmo. Eccoci, eccoci ai
Tuoi Piedi. Ti avevamo fatto tante promesse . . . forse qualcuna non l’abbiamo
mantenuta, ma adesso siamo qua!

Ci accoglie la Madre e ci accoglie Padre Gregorio, ha un nodo alla gola: “Mi
emoziona sempre vedere il vostro commovente arrivo. Questo religioso silenzio
riempie la Chiesa ed il cuore di quelli che si trovano qua anche casualmente. I figli
vengono dalla Mamma, ma io ho un desiderio: che il prossimo anno sia la Mamma a
visitarvi li nel vostro piccolo paese”

Nessuno se lo aspettava questa è proprio una grande sorpresa ma anche un invito
straordinario a prepararci spiritualmente ad accogliere la Madonna Bruna con i cuori
sgombri da invidie, gelosie, rancori e da tutte quelle insidie presenti nell’animo
umano da sempre. Sarà dura, lo sappiamo, ma di una cosa siamo certi, per riuscire ce
la metteremo tutta. 

 

 

 

 

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